Ciao a tutti amici, sono appena
tornata dalle vacanze e già ho una grandissima voglia di condividere con tutti
voi una serie di articoli, pensieri, idee e chi più ne ha più ne metta. Beh…
bando alle ciance ed iniziamo con il primo!
L’articolo che leggerete qui di
seguito è stato scritto da Padre Stefano M. Manelli F. I. per la testata Zenit;
a mio avviso questo pezzo è molto “illuminante” e spero che da questo prezioso
scritto possa nascere una bella discussione… vi aspetto!
Il fondatore dei Francescani dell'Immacolata spiega il desiderio degli uomini a guardare il cielo
di padre Stefano M. Manelli
F.I.
ROMA, mercoledì,
8 luglio 2012 (www.zenit.org) - Gesù che sale al cielo distaccandosi dagli
uomini e dal mondo, ci invita a salire in alto con la nostra anima per aspirare
ai beni eterni, rinunziando ai beni transitori di questo povero mondo.
Contemplando
l’ascensione di Gesù, possiamo sentire rivolta a noi l’esortazione vibrante di
san Paolo ai cristiani Colossesi: «Cercate le cose di lassù, gustate le cose di
lassù, non quelle della terra» (Col 3,2).
Se davvero
guardassimo di più in alto, quante speranze e consolazioni ci donerebbe Dio, a
differenza degli uomini e del mondo!
L’eroica mamma
dei sette fratelli Maccabei, dopo l’uccisione dei primi sei figli, così
esortava il settimo,il più piccolo, ad affrontare con coraggio il martirio:
«Figlio mio, guarda il cielo!» (2 Mac 7,28).
Lo stesso si
legge negli Atti del martirio di san Timoteo. Il coraggioso Santo venne immerso
nella calce viva. Tra gli spasimi tremendi, egli udì gli Angeli che gli
dicevano: «Alza il capo e pensa al Cielo che ti attende!».
Purtroppo, oggi
specialmente, gli uomini non sanno più vivere senza essere assillati da
interessi e preoccupazioni materiali. Il benessere e il consumismo li
assorbono.
Non sanno, non
riescono a pensare ad altro. Sesso, sport, politica, soldi, spassi,
affari, successi, televisione, stampa: è un bombardamento a tappeto ogni
giorno, un assalto di gioie turbolenti e di affanni che logorano, un tran-tran
snervante che domina gli uomini e li porta avanti alla cieca, in un dimenarsi
senza altro senso né scopo che l’agognato piacere di brevi soddisfazioni
terra terra. Più o meno come gli animali. Dice bene lo Spirito Santo per bocca
del profeta: «L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali» (Sal
48,21).
Nella vita del
beato Enrico Susone, domenicano, si legge che, da bambino, un giorno, durante
un giro sulla barca sul magnifico lago di Ueberlingen, stando accanto alla
mamma e guardando le onde del lago che, increspandosi, brillavano come perle,
meravigliato disse alla mamma: “Mamma, guarda quante perle!..” “Sì -
rispose la mamma - sembrano perle, ma se le vuoi prendere con la mano,
raccoglierai soltanto un po’ di acqua fredda… Volgiti al sole, invece, e pensa
al Sole eterno che è Dio!”.
Gesù è il sole,
infatti, e l’Ascensione di Gesù ci chiama in alto, molto in alto. L’educazione
cristiana si avvantaggerebbe molto del richiamo frequente di questo mistero
dell’Ascensione, che ci svela il destino finale del nostro cammino terreno sui
passi di Gesù: la salita al Paradiso.
Nella famiglia
di santa Teresina, ad esempio, ogni sera, oltre la recita immancabile del Santo
Rosario, i bravi genitori parlavano ai figli delle verità eterne. E santa
Teresina potrà un giorno scrivere: «Udendo i nostri genitori parlare di
eternità e di cose sante, ci sentivamo disposte a considerare le cose del mondo
come tante vanità, quantunque avessimo ben pochi anni di età...
La certezza di
andare un giorno lontano dalla mia patria tenebrosa, mi era stata data fin
dall’infanzia... Sentivo nel mio cuore, per mezzo di aspirazioni intime e
profonde, che un’altra terra, una regione assai più bella sarebbe stata un
giorno la mia dimora...».
Il distacco dal
mondo innalza verso il cielo e fa pensare all’eternità. Il pensiero
dell’eternità richiama il Paradiso e l’Inferno; e la scelta del
Paradiso dovrebbe impegnarci a lottare contro il peccato che il demonio, il
mondo e la carne vorrebbero farci commettere per precipitarci
nell’eternità dell’Inferno.
Diceva bene,
infatti, la piccola Giacinta di Fatima quando affermava: «Se gli uomini
sapessero che cos’è l’eternità, come farebbero di tutto per cambiar vita!».
E la sapienza di
Giobbe ci ricorda che i giorni dell’uomo «passano più veloci del filo
sulla spola» (Gb 7,6), la nostra vita «è un fiore che presto avvizzisce,
un’ombra che dilegua» (14,1.2), per ritrovarsi al cospetto di Dio e
dell’eternità.
Contemplando
l’Ascensione di Gesù al cielo, preghiamo il Cuore Immacolato di Maria di voler
tenere il nostro povero cuore sempre sollevato verso l’alto e proteso al cielo.
Virtù da
praticare: Distacco dal mondo.
* Per ogni
approfondimento: Padre Stefano Maria Manelli, “O Rosario benedetto di Maria!”
(Casa Mariana Editrice)